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Il laboratorio di scrittura creativa come mediazione educativa

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La scrittura richiama l'intimo, e il gioco con le parole provoca il piacere di condividerle senza svelarsi... dopo essersi accertati che questa espressione non sia pericolosa o riflesso di un'immagine di sé svalutata, indegna... o vergognosa. Infatti, nel servizio sociale, la parola raccolta o affidata, sia essa espressa verbalmente o per iscritto, costituisce una questione delicata da trattare. Rivelando un incontro umano, un vincolo di fiducia che si è creato, può essere anche fonte di collocamento, di turbamento con la legge, anche se le ragioni sono giustificate e legittimate dalle leggi vigenti.

© Francesco Chiacchio

Il posizionamento che si propone durante questa settimana di formazione è quello di fornire agli studenti gli strumenti per allestire uno spazio espressivo collettivo attraverso la scrittura dove ognuno è accolto nella sua unicità. Per questo lavoreremo alla strutturazione del laboratorio di scrittura, per creare una cornice contenitiva, identificabile, fissa per poter accogliere l'imprevisto, la sorpresa e l'inedito. I benchmark clinici di riferimento consentiranno di acquisire conoscenze chiave al fine di promuovere un ambiente sufficientemente affidabile e sicuro che inviti i partecipanti ad esprimersi con fiducia.

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L'esperienza dei laboratori di scrittura sarà una priorità per giocare con le parole come materia viva che suscita emozioni quando la trasformiamo, quando la ascoltiamo o quando la parliamo. Ogni giornata sarà scandita da un'alternanza tra contributi teorici e laboratori di scrittura ludica, senza censure grammaticali o ortografiche. I laboratori sono strutturati ma lasciano spazio alla fantasia, all'inventiva, al ritmo di ciascuno per esplorarli in gruppo. Può essere offerto durante la settimana una lega tra scrittura e collage, quindi porta forbici e colla, o anche vecchie riviste.

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In gruppi di 16 partecipanti.

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Durata: 35 ore continuative o in più sessioni.

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Programma :

  • Laboratori di scrittura creativa esperienziale in piccoli e grandi gruppi.

  • Contributi teorici seguiti da discussioni di gruppo.

    • I freni all'espressione, in particolare alla vergogna (B. Cyrulnik e Serge Tisseron) e all'apprendimento scolastico.

    • Mediazione con le parole, in connessione con il luogo e la funzione dell'educatore.

    • La clinica di DW Winnicott (spazio di transizione, privazione, detenzione, creatività...)

  • Metodologia che affronta questioni concrete per strutturare il workshop in un'istituzione, ma supportata da contributi teorici e riflessioni di gruppo.

    • Perché e come pubblicizzare e presentare il workshop all'istituzione e al pubblico?

    • Perché e come formulare il quadro dei workshop con il gruppo dei partecipanti?

    • Strutturare il laboratorio nel tempo e nello spazio: capacità.

    • Benvenuto e lascia andare, entra ed esci dal laboratorio.

    • Iscrizione gratuita, proposta o prescrizione?

    • Come garantire la continuità all'interno e tra i workshop? Come proporre senza imporre e rimanere creativi?

    • Il futuro della scrittura.

    • Scheda benchmark per valutare i workshop nel tempo. Interesse e obiettivo per valutare i workshop. Cosa stai valutando?

    • Come comunicare in gruppo sui workshop garantendo la riservatezza dei commenti dei partecipanti?

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Formatore: Béatrice Constantin-Mora.

 

Educatore specializzato per 10 anni in collegio (MECS, IME, ITEP, Foyer Autisme...) e in AEMO, poi divenuto arteterapeuta di arte analitica liberale nel 2013 poi formatore nel 2016, fortemente referenziato in psicoanalisi, in particolare Winnicott, senza tanto vale dimenticare il lavoro sociale sul campo e le sue molteplici esigenze di armeggiare con l'accesso relazionale, che via via formano una cassetta degli attrezzi di esperienze concrete, come tanti ponti per connettersi con se stessi e l'altro, anche l'altro in sé...

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Mediazione attraverso racconti meravigliosi nella relazione educativa

I racconti sono soprattutto oggetti culturali. Trasmesse oralmente, hanno attraversato i secoli e subito molteplici trasformazioni e variazioni adattandosi ai paesi in cui hanno soggiornato... pur mantenendo la loro struttura iniziale.

 

Questa costruzione specifica del racconto mette in scena parti psichiche ed emotive in forma simbolica, facilmente integrabili con il passaparola. L'ascoltatore può entrare in risonanza con la portata inconscia della storia e trovare così il modo di alimentare il suo mondo interiore, pensare l'impensabile senza dover parlare direttamente di se stesso e fare affidamento sui personaggi per mettere in atto il proprio cambiamento.

 

Ma soprattutto lo storytelling è un gioco dal forte potere relazionale.

Nella sua pratica, l'assistente sociale è in contatto con storie di vita molto diverse, con culture individuali e sociali a volte molto diverse. L'intero compito è quello di poter accogliere prima l'altro nella sua differenza, offrendogli un quadro sicuro e affidabile, rispettando ciò che consente una vita collettiva e istituzionale soddisfacente.

 

Quindi questo lavoro sulla favola meravigliosa mira in via prioritaria a poter elaborare, risvegliare, la propria capacità di sognare ad occhi aperti per poter condividere con linguaggio simbolico i viaggi, le saghe, le avventure che ci sono affidate. È aprire uno spazio intermedio per parlare con parole che esprimono immagini, simboli per vivere di più il mondo dell'altro, nel rispetto della sua integrità e della nostra. Essere presenza in ascolto e, attraverso la voce del racconto, garantire all'altro di non risvegliare il suo trauma, la sua vergogna o la sua rabbia, ma di offrirgli gradualmente un ingresso in uno spazio di simbolizzazione, molto più morbido di quello della ricerca di significati o interpretazioni.

 

OBIETTIVI

 

  • Immergiti nel mondo dei racconti tradizionali e scrivi storie strutturate secondo le caratteristiche del racconto.

  • Sviluppa la tua immaginazione, il tuo mondo personale e condividilo con quello degli altri partecipanti al gruppo.

  • Sviluppare la propria creatività e malleabilità psichica, cioè sapersi aprire a rappresentazioni simboliche e culturali diverse dalle proprie e accoglierle.

 

SIGNIFICA :

1a volta:Esercitati a scrivere storie immaginarie basate su "veri", "probabili", "plausibili" usando:

  • la strutturazione dei racconti trasmessa da Vladimir Propp,

  • le formule di apertura e chiusura dei racconti,

  • il tempo specifico e il vocabolario del racconto,

  • letture di diversi racconti tradizionali provenienti dall'Europa, dall'Asia e dall'Oriente.

 

2a volta:

  • L'eroe, in riferimento al libro "L'eroe dai 1001 volti" di Joseph Campbell

  • Gioca al diversivo dei racconti.

  • Elementi per allestire un laboratorio di mediazione narrativa.

 

Durata: 35 ore continuative o in più sessioni.

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Relatore: Béatrice Constantin-Mora

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Educatore specializzato per 10 anni in collegio (MECS, IME, ITEP, Foyer Autisme...) e in AEMO, poi divenuto arteterapeuta di arte analitica liberale nel 2013, poi formatore nel 2016, fortemente referenziato in psicoanalisi, in particolare Winnicott, senza dimenticarsi del lavoro sociale sul campo e dei suoi molteplici bisogni per armeggiare con l'accesso relazionale, che via via costituisce una cassetta degli attrezzi di esperienze concrete, come tanti ponti per connettersi con se stessi e con l'altro, anche l'altro in sé...

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